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I giovani alla ricerca di un progetto cristiano di vita!

Il limite, il progetto e la felicità. Il si alla vita non può che partire dall'accettazione della sua fragilità. Dire si alla vita è, anzi, accogliere con rispetto questa suprema debolezza dell'uomo. Non tuttavia per adagiarsi, deprimersi e vivere nella debolezza. L'uomo è chiamato a diventare forte nella sua debolezza, utilizzandola con intelligenza nel costruire se stesso ed una società più a misura d'uomo. Nella sua debolezza, in effetti, l'uomo scopre che, a differenza degli animali, la sua autorealizzazione non è scontata. A differenza degli animali, l'uomo, se non si costruisce, non è. Per costruirsi l'uomo deve prendere atto che la sua qualità più grande è la possibilità di "progettarsi", cioè di riconoscere quali sono i limiti, qui ora, della sua vita e "buttarsi" oltre, saltando oltre il limite del momento. Nel progettarsi e realizzare il suo progetto, l'uomo sperimenta la fatica e la sofferenza. Ma al termine di quella fatica e sofferenza tocca con mano la felicità. L'uomo, in effetti, sperimenta felicità vera, non quando consuma cose o opprime persone, ma quando riesce a spostare, almeno di un poco, i limiti concreti della sua esistenza. La felicità è figlia del sapersi limitati, del coraggio di progettarsi, dell'affrontare la sofferenza in vista della pienezza di vita nell'uomo. Amare la vita è scommettere che, nel concreto delle situazioni e del limite, si può elaborare un progetto realistico, la cui realizzazione dà felicità.

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